A volte nello svolgersi quotidiano della vita, basta una piccola cosa – un profumo, un colore, un suono, una luce - per far rivivere stati d’animo dimenticati sotto uno spesso strato di ingannevoli sentimenti emozioni false verità e tanto altro.
La quantità di COSE che si accumulano nelle nostre case in armadi cassettoni madie cassapanche librerie è infinita, ognuno di noi ha cose che non usa più da tempo ma che potrebbero essere utili ad altri, vengono accumulate per il gusto di “avere” quasi per soddisfare una sottile voglia indiscrimata di possedere.
Complice il caldo torrido del mese di agosto durante un pomeriggio di noia ho avuto la brillante idea di aprire un cassetto che ricordavo essere colmo di biancheria fatta a mano da mia madre da mia nonna ma quello che non ricordavo erano le PRESINE………
Come rinate a nuova vita dopo tanti anni di oblio me le sono ritrovate in mano e da lì il ritrovarmi seduta sulla spiaggia di Gabicce con l’uncinetto in mano a “uncinettare” velocemente un punto alto, un punto basso, una catenella ……………è stato tutt’uno, emulavo mia madre e mia nonna esperte “uncinettatrici” e ricamatrici.
Avrò avuto circa 15-16 anni - ero bravina con l’uncinetto - ma che cosa ci facevo a quell’età a “uncinettare” sotto l’ombrellone? Mi è scattata nella mente come un lampo questa domanda, e in un lampo sono stata assalita da una forte rabbia. In quel tempo – si era nel 1965 forse 1966 – dai juke box dei bar in spiaggia imperversava Celentano con le sue bellissime canzoni, le mie coetanee e i miei coetanei dal nord Italia e dall’estero trascorrevano così le loro vacanze, ascoltando musica, scatenandosi nel twist, amoreggiando al suono di romantici “balli del mattone” e tutti insieme a fare lunghi bagni scherzando fra loro giocando a palla in riva al mare.
e IO?
……………a uncinettare freneticamente PRESINE sotto l’ombrellone in attesa dell’ora del bagno, rigorosamente rispettata: “da quanto tempo hai fatto colazione? L’acqua sarà calda? – va bene puoi andare – non andare però troppo lontano”… Ma dove avrei potuto andare visto che non so nuotare?
La rabbia sale ancora – sono trascorsi “solo” 46 anni da allora ma la folgorante rivelazione che le PRESINE – e non solo – sono state le complici di un mancato vissuto adolescenziale, con tutto ciò che significa in termini di esperienza, emozioni, sentimenti, relazioni, amicizie mi lascia un grande senso di frustrazione.
Una solenne promessa faccio allora a me stessa: di aprire altri virtuali cassetti alla ricerca di altre PRESINE che racconteranno come negli anni successivi abbia smesso di “uncinettare”!
11 commenti:
Beh, però sono molto belle! Noi fratelli, per "vivere" un po', aspettavamo che papà si addormentasse sotto l'ombrellone, ma, appena sveglio, con un fischio ci chiamava fuori....
Anna Marina buon giorno, è vero anche il fischio c'era e c'è tutt'ora....a volte mio padre mi vede dalla finestra - abitiamo nella stessa casa - e mi chiama con un fischio che però io faccio finta di non sentire, allora mi chiama per nome! Belli tosti questi papà!
Nel mio blog c'è un premio per te!Buona serata!http://miscellaneablogspotcom.blogspot.it/
Civettina....aggiungo, l'uncinettare connotava le doti e l'abilita'nonche'le virtu'(non solo manuali)della brava ragazza degli anni 60'. Civettare (emhmhmhe)con i ragazzi non "stava bene" Ciao da Franchina
...ti dovresti vendicare, dovresti regalare le presine per la pesca della festa patronale e tu dovresti iscriverti ad un corso di danza del ventre :)
Ciao.
Ma pensa! Anch'io mi perdevo fra l'uncinetto e ricami ascoltando "sabato pomeriggio" di Baglioni.
Quando vado dalla mamma trovo tutti i miei lavori sparsi per casa e ogni volta mi sento orgogliosa per aver lasciato tracce di bellezza.
Ho avuto anch'io genitori severi e, anche se non uncinettavo, un'adolescenza da reclusa. Addirittura ricordo che a 18 anni (allora si era maggiorenni a 21) non potevo ricevere telefonate di amici maschi, né tantomeno frequentarli. Lo facevo lo stesso, ma molto di nascosto.
Cosa vuoi fare? Ognuno ha la propria storia. Non ti arrabbiare. C'è di peggio.
All'epoca uncinettavo anch'io, ma in casa, fuori no: MI VERGOGNAVO !
E invece la scorsa primavera, ero in vacanza a Roma, e camminavo camminavo. Quando ero stanca mi sedevo su una panchina....a uncinettare. L'ho fatto in Piazza del Popolo e davanti al Quirinale. Un nonno che passa mi guarda e dice:" Ma che sta affà? A calzetta??" Esilarante!!
Ossignuuuur...da bruciare!
Civetta, son venuta a vedere se "voli" ancora. Quando torni?
Che carine le tue presine ... un abbraccio.
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