La vita

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Salvatore Quasimodo

martedì 31 gennaio 2012

LA VALIGIA



“Saliva sulla scala a pioli poche volte. E ogni volta era a passo e a cuor leggero. C’era sempre un viaggio in vista. Con la scala si arrivava alla valigia sul ripiano più alto dell’armadio”
 Prologo                                                  
I ricordi che costituiscono il bagaglio più intimo di ognuno di noi giacciono sedimentati in un angolino del nostro essere  più profondo, con loro, ad una attenta analisi, possiamo vedere emozione, amore,dolore, nostalgia, paura, gioia, serenità.
Sono corde tese come quelle di uno strumento musicale e basta un niente, un profumo, una luce, un sapore per farle risuonare, per risvegliare tutto quello che da tanti anni era sopito, oppure covava in attesa di essere riascoltato, rivissuto, rielaborato.
                                                
La  valigia
Una vecchia valigia, ma quanto  vecchia?
 Ai miei occhi di bambina, ha sempre fatto bella mostra di sé dall’alto dell’armadio nella camera dei nonni – ora solo della nonna, il nonno infatti, se ne era andato da un po’ di tempo lasciandola disperata-. La valigia di colore marrone, non tanto grande, era decorata da  borchie di metallo lucido e forse erano proprio queste a conferirle un’aria moderna, pretenziosa  e di solidità.
La mia curiosità nei suoi confronti era molto forte, la nonna resisteva sempre alle mie richieste di vederla da vicino, di toccarla e perché no  di giocarci anche solo per un po’. Lei era irremovibile: la valigia era sua. Io di giochi ne avevo tanti, certamente non era necessario che avessi anche quella.
Ma un giorno, complice una brutta tonsillite che mi costrinse a casa da scuola, vidi la nonna – forse credeva che io dormissi!-  prendere la scala a pioli dal ripostiglio e andare nella sua camera, capii che non vista, aveva intenzione di salire fin lassù  per prendere la valigia, Spiandola attraverso la porta della camera socchiusa, capii anche che non era la prima volta che azzardava un’avventura così rischiosa per lei  alla soglia dei novant’anni, le gambe malferme, la schiena curva  affrontava  un’enorme fatica, caparbiamente saliva, saliva, uno due tre quattro cinque pioli….  Sei eccola finalmente toccare l’oggetto riposto lassù al sicuro, la sua valigia, ma era veramente sua?

La discesa con questo fardello in mano non fu meno difficoltosa della salita, ma era tanta la felicità e la serenità che trasparivano dagli occhi della nonna, che anche le sue gambe malferme sembravano essere diventate quelle di una giovinetta, il vestito da nero a fiorellini bianchi  era diventato di mussola di lana e seta in colori pastello, ampiamente scollato, le maniche corte a palloncino, la gonna stretta in vita, e……lunga fino ai piedi, i capelli dal candido biancore ad un caldo biondo su cui risaltavano i suoi grandi occhi azzurri. Ma le gambe malferme? La schiena  curva per le artrosi? Ed io lì a spiare attraverso la porta socchiusa, a piedi nudi ed in pigiama, - non avevo ancora capito l’importanza  per un essere umano avere dei segreti – volevo sapere, vedere soddisfatta la sfrenata curiosità di bambina.

Un viaggio nella valigia della nonna 

Alla giovane donna che vedevo attraverso la fessura della porta era rimasto ben poco della mia vecchia nonna, con fare agile rimise i piedi a terra, pose delicatamente la valigia sul letto, e con un morbido fazzoletto bordato di pizzo che estrasse dal corsetto, la pulì delicatamente, quasi accarezzandola per togliere la polvere  che poteva essersi accumulata, la riguardò, toccò ad una ad una le borchie di metallo e pian piano fece scattare le chiusure sollevando così il coperchio……..
Una nuvoletta bianca e azzurra si liberò spandendo nell’aria un fragrante profumo di lavanda – ho riconosciuto il profumo dei fiori raccolti insieme a lei in primavera ecco dove erano finiti dentro la valigia - e la nonna sollevò lo sguardo sorridendomi scoprendo così il mio punto di osservazione. Mi prese per mano e mi fece avvicinare, finalmente, alla valigia per vedere quello che conteneva. Il mio stupore  fu grande, rimasi a bocca aperta:  la valigia era vuota!!!!



domenica 29 gennaio 2012

Eccomi qua


Ebbene si sono nata nel 1949, lunedì 31 ottobre, all’ombra di quella: “elta e slanzeda” torre campanaria  del nostro preziosissimo Duomo. 
Mi piace viaggiare vedere e scoprire sempre posti nuovi  in  Italia  e all’estero, sono molto curiosa……..  Ogni volta, però, ritorno con gioia nella  mia  Modena, è gioia grande per me il vedere  da lontano  la  Ghirlandeina anche quando dalla fitta nebbia spunta soltanto l’ultima guglia che sembra  inviarmi un saluto….  e augurarmi il bentornata.  
Al termine di un viaggio rivivo sempre il rientro come una festa, un riappropriarmi delle  mie  radici che cerco di coltivare nel migliore dei modi mettendo in pratica gli insegnamenti che mia nonna paterna mi ha dato fin da piccola ovvero cucinare tutto ciò che fuori delle mura di Modena difficilmente si trova, i nostri  prelibati  tortellini, il ragù di carne, lo spezzatino, la peperonata, la paneda, la zuppa inglese, i tortelli fritti con la marmellata…e  chi   più ne ha  più ne metta. 
Il  mio tempo libero da  gennaio  2004 - ho infatti lasciato il lavoro per “raggiunti limiti di età”-  si è esteso e dilatato consentendomi di dedicarmi a quasi tutto quello che mi ero prefissata di fare:   primo fra tutto il volontariato fra i giovani,  il cantare  nel coro  di cui faccio parte ormai da oltre dieci anni, le lunghe passeggiate in bicicletta, l’andare al cinema, l’ascoltare musica, lo scrivere novelline, il decorare oggetti e il cucinare, mi piace infatti  lavorare di fantasia  e creatività  usando le mani  mentre la mente si sente libera di vagare senza meta. 
Sono nonna di Federico, al quale dedico parte del mio tempo libero, orgogliosa di  essere partecipe  giorno dopo giorno del suo divenire.